Scarlatto, il colore dell’impegno civile e della libertà

Pubblicato per la prima volta nel 1869 sul periodico “Putnam’s Magazine” e poi ristampato nella raccolta Silver Pitchers nel 1876 da Roberts Brothers di Boston – lo stesso editore che nel ’68 aveva pubblicato Piccole donneCalze scarlatte di Louisa May Alcott rappresenta il volume n. 30 della collana Five Yards, dedicata alla narrativa inglese e americana.

Per la copertina di questa mia nuova traduzione, ho scelto un motivo floreale in cui spiccano dei petali di colore scarlatto. Il colore rimanda al titolo dell’opera ed è anche simbolo di vivacità e anticonformismo, in un senso molto caro all’autrice: un’operosità volta a fare di tutto per migliorare se stessi e il mondo.

La storia, ambientata sullo sfondo della Guerra Civile Americana, narra di Harry Lennox, un ragazzo che torna nella sua cittadina natale per trascorrere del tempo con la sorella Kate dopo aver passato un lungo periodo in Europa. Di famiglia benestante, sembra sempre pigro e annoiato, soprattutto in quella piccola città dove non ci sono grandi occasioni sociali.

Affacciandosi alla finestra, gli capita, però, di vedere passare un paio di calze scarlatte, che si intravedono all’altezza delle caviglie di una ragazza. Lei si chiama Belle Morgan, è amica di Kate e sembra sempre indaffarata e impegnata in qualche attività. Belle, sempre occupata ad aiutare le famiglie povere e a sostenere attivamente il Nord durante la Guerra Civile, sarà di grande ispirazione per Lennox che, grazie a lei, cambierà il proprio stile di vita.

Il valore del contributo personale alla causa collettiva era per Alcott un tema molto sentito, che concretizzò durante la Guerra offrendosi come infermiera volontaria. L’azione concreta dell’individuo è per lei parte di una lotta più ampia per la giustizia e la libertà.

Come nota argutamente Romina Angelici nella Prefazione, il titolo Calze scarlatte fa tornare alla memoria il Circolo delle calze blu che, nell’Europa del Settecento, sosteneva l’emancipazione della donna. Alcott sembra voler mettere a confronto il clima salottiero di quell’esperienza con quello più attivo e pratico americano. Questo contrasto tra Europa e America è visibile anche nel personaggio di Lennox che è per metà inglese e per metà americano, per metà della storia pigro e annoiato e per l’altra metà attivo e volenteroso.

Il messaggio educativo e morale che Alcott intendeva affidare a questa storia è interessante, ma lo è ancor di più lo sguardo che ci offre sul passato (sulla Guerra Civile Americana) e anche sul presente. La divisione tra Nord e Sud non si è mai sanata del tutto e una linea invisibile separa ancora due visioni molto diverse. Leggere le opere di Alcott ci permette quindi di conoscere le radici storiche della realtà in cui viviamo e comprenderla meglio.

Nel mio lavoro di ricerca letteraria, continuerò a occuparmi di Louisa May Alcott, a studiarla, tradurla e pubblicarla. Le sue opere parlano di argomenti difficili come la povertà e la guerra, ma anche della capacità delle persone di rialzarsi e di sperare; del valore delle piccole cose e della possibilità di affrontare le difficoltà quotidiane, ma anche del ruolo della donna nella società e di libertà da conquistare.

E poi, in ogni sua pagina, c’è un invito sottile alla ribellione: come quello rappresentato da un paio di calze scarlatte che percorrono di buon passo la strada.