Folate di vento e una luce verde
Sto trascorrendo questi mesi estivi piacevolmente immersa nella traduzione di un romanzo dello scrittore scozzese George MacDonald; un lavoro iniziato qualche tempo fa, ma che si protrarrà ancora per un po’, vista la ricchezza di riferimenti letterari contenuti nel testo che desidero esplorare e segnalare ai lettori. Nel frattempo, però, vi invito a leggere la traduzione italiana di Elizabeth Harrowell della fiaba The Light Princess (“La principessa leggera”, flower-ed 2020) dello stesso MacDonald, che è ugualmente una fucina di spunti, echi e rimandi letterari. Delle suggestioni che mi hanno affascinato maggiormente, ve ne propongo due, che ho scelto fra le altre perché le ho istintivamente collegate a un romanzo che amo molto, il capolavoro di Francis Scott Fitzgerald The Great Gatsby (“Il grande Gatsby”): in entrambi i casi si descrive l’amata, noncurante e distante.
Il primo elemento è la leggerezza, quella delle folate di vento, del cuore e delle risate. Ma MacDonald avverte che la risata della principessa mancava di “una certa sfumatura che dipende dalla capacità di provare tristezza – forse la morbidezza. Non sorrideva mai”.
La stessa leggerezza ritroviamo nel vento che spira nella stanza e gonfia le tende quando incontriamo Daisy, la voce conturbante.
Il secondo elemento è la luce verde al di là dell’acqua. MacDonald scrive: “Là, i boschi erano più selvatici, la riva più scoscesa, innalzandosi ripidamente verso le montagne che circondavano da tutti i lati il lago, montagne che di continuo mandavano giù nel lago, come fossero dei messaggi, i loro ruscelletti argentei, dalla mattina alla sera e per tutta la notte. Trovò facilmente un punto da dove osservare la lucetta verde della camera delle principessa, e dove, persino con la luce del giorno, non ci fu pericolo di essere scoperto dalla riva di fronte. Era una specie di caverna nella roccia, dove si fece un letto di foglie appassite e si sdraiò, così stanco che neanche la fame riuscì a tenerlo sveglio. Per tutta la notte, sognò di nuotare insieme alla principessa”. Quella luce verde oltre il lago indica dunque nella fiaba il punto in cui vive l’indifferente amata.
Allo stesso modo, nel passo più celebre del romanzo, Fitzgerald racconta della luce verde all’estremità del molo di Daisy: “Gatsby credeva nella luce verde, il futuro orgiastico che anno per anno indietreggia davanti a noi. Ci è sfuggito allora, ma non importa: andremo più in fretta domani, allungheremo ancora di più le braccia… e una bella mattina… Così remiamo, barche controcorrente, risospinti senza sosta nel passato”. Dopo quella luce color verde speranza, MacDonald regalerà al lettore il classico lieto fine delle fiabe, mentre il protagonista di Fitzgerald vedrà dissolversi la propria visione illusoria.
In un’atmosfera sospesa tra sogni e speranze, ciascuno potrà veder riemergere, leggendo MacDonald, antiche sensazioni custodite dentro di sé e scorgere alcune di quelle relazioni che legano fra loro le opere della grande biblioteca universale.